martedì 2 giugno 2015

Sandro Gros-Pietro


Sono ombre, non sono mortali, nel fuoco potrebbero morire…”. Sono i personaggi della scrittura, convenuti da alcuni capolavori della cultura occidentale, si danno convegno nel Castello dell’agrimensore K., convergono su La vita è sogno, provengono dall’Iliade, da L’Asino d’oro, dalle Metamorfosi sia di Ovidio sia di Kafka, da Le avventure di Pinocchio. Sono personaggi di Dante Alighieri, Pirandello, Shakespeare, Dostoevskij, Gabriel García Márquez, Calderón de la Barca, Cervantes, Ray Bradbury, Philip Kindred Dick. Sono orientati a un’indagine sul sacro, sulla bellezza, sulla verità, in una cornice apocalittica giovannea, cercano la Luce che s’origina dal Vangelo, ma

sono ombre, cioè icone proiettate sullo schermo della scrittura a causa di un diaframma che si è interposto tra loro e la luce, sono lemuri e fantasmi, prigionieri di un processo creativo imperfetto, da cui vogliono liberarsi, per raggiungere il decimo cielo, la suprema visione, che non hanno raggiunto nei progetti vanamente ambiziosi dei loro autori.
Spettacolare allegoria dell’arte, in particolare della scrittura, ma estensibile alle altre espressioni più nobili della creatività, come la musica e la pittura, il libro H-ombre-s – gioco linguistico italo spagnolo tra uomini e ombre – definisce un territorio conteso tra fantasia e ragione che Guglielmo Peralta con un neologismo battezza “soaltà”, amalgama di sogno e realtà, in cui si tenta “il teatro nel teatro”, la “pittura dietro la tela”, il “significato oltre il significante”, l’individuo fuori dalla storia, la verità fuori dal mondo reale. Il processo liberatorio peraltiano è destinato a suscitare nuovi enigmi e altri dubbi, quali: l’invenzione artistica è liberazione ovvero incubo? la creazione dell’arte è persuasione o retorica, per usare le categorie di Carlo Michelstaedter? i personaggi che si muovono nelle opere d’arte sono degli ingannevoli trompe l’œil o delle categorie di pensiero autonomo? In generale tutta l’attività creativa umana è orientata a creare il senso della libertà o una nuova prigione? Il punto più alto, wagnerianamente è: che cos’è il ‘sacro’?
Gioiosamente raccontato in forma di vicenda con una trama di consequenzialità, che non esclude un finale a celestiale sorpresa, come se il libro fosse un giallo-azzurro, senza morti ma con qualche cherubino, questo favoloso viaggio nella cultura e nella letteratura della civiltà occidentale ha il pregio di non riuscire mai pedante, mai intellettualistico, ma sempre conviviale e colloquiale, con un continuo riannodarsi della memoria a situazioni di lettura note e frequentate dai medi lettori di un qualsiasi Paese occidentale, con nomi, vicende, protagonisti e figure minori che sovente sono anche state oggetto di riduzioni cinematografiche a beneficio del vastissimo pubblico, ma anche con punte di raffinata esplorazione erudita, tuttavia esposte in modo godibilissimo anche dai non addetti ai lavori. Esempio riuscitissimo di narrativa di alta concezione creativa e filosofica, H-ombre-s è un romanzo che sa sorprendentemente affascinare anche come narrativa di intrattenimento librario e documentaristico.

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