Introdotto da una citazione in esergo tratta dal Castello di Kafka,
questo romanzo deve molto al celebre scrittore praghese, menzionato più
volte apertamente sino all’ultima pagina. A lui si ispira lo stesso nome
del personaggio principale, denominato per l’appunto K, il quale,
credendosi la reincarnazione di Josef, protagonista del Processo,
risponde a una chiamata che lo porterà al “Castello” a esercitare «la
sua professione di agrimensore nelle terre del contado».
È da questo momento che comincia la sua avventura che andrà
definendosi, pagina dopo pagina, incontro dopo incontro, come una
straordinaria allegoria della scrittura.
Ad attenderlo nel luogo
convenuto vi sono infatti tutti quei personaggi che hanno alimentato la
nostra fantasia e arricchito con la loro “presenza” la cultura
occidentale: don Chisciotte, Amleto, Euridice, Orfeo, Beatrice, Odisseo e
molti altri ancora: personaggi che l’autore definisce con un gioco
linguistico italiano e spagnolo “H-ombre-s” (uomini e ombre allo stesso
tempo).
Ecco cosa Beatrice afferma a tale proposito: «… io sono
umana, perché vissi tra gli uomini e perché sono un Personaggio!… E
dunque, pure voi siete umani, anche se non appartenete come me, al
genere umano. Nella nostra pallida vita di attanti si riflette la vita
vera degli uomini (…) Con i loro sogni respira in noi l’umana natura
(…)».
Nel loro essere e non essere essi appartengono pertanto a
un territorio che si colloca tra realtà e fantasia, e sono in virtù
della loro stessa esistenza voluta dal loro Creatore, espressioni
artistiche che sperimentano dentro di sé le passioni e gli umori vissuti
dagli umani.
Tutt’altro, dunque, che mere figure di intrattenimento, questi personaggi rappresentano anche il punto di partenza di una riflessione filosofica sull’arte e più in generale sull’attività creativa umana, da parte del Peralta il quale, attraverso una narrazione scorrevole, affatto pedante, riesce nell’intento di far compiere a ogni lettore un viaggio singolare nel vasto e variegato universo della conoscenza di ogni luogo e tempo.
Tutt’altro, dunque, che mere figure di intrattenimento, questi personaggi rappresentano anche il punto di partenza di una riflessione filosofica sull’arte e più in generale sull’attività creativa umana, da parte del Peralta il quale, attraverso una narrazione scorrevole, affatto pedante, riesce nell’intento di far compiere a ogni lettore un viaggio singolare nel vasto e variegato universo della conoscenza di ogni luogo e tempo.
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