Scrivere
la recensione di questo libro non è stata un’azione immediata, così
presa dalla sua atmosfera. Qual è la soglia – ammesso che vi sia! – tra
sogno e realtà? Tra mondo onirico-illusorio e vita concreta? Non è casuale che il titolo focalizzi l’attenzione sulla parola ombre, ma si gioca anche con lo spagnolo: hombres
vuol dire uomini. Insomma, uomini-ombre sono i personaggi che affollano
questo romanzo. Ancor meno definibile il protagonista K., che
sovrappone (per buona parte della storia) la propria identità con quella
di un altro: Joseph K. Ai più attenti non sarà sfuggito il rimando
kafkiano. In realtà H-ombre-s pullula di rinvii letterari.
Il Castello, topos per
eccellenza della letteratura, è luogo d’incontro dei personaggi più vari
di tutti i tempi, che K. incontra man mano che si addentra nei suoi
meandri. Rivivono Beatrice, Hamlet, i Sei Personaggi in cerca di autore,
Pinocchio, i fratelli Karamazov, solo per citarne alcuni, tutti lì a
interrogarsi sul senso della vita: la loro immortale ma illusoria,
perché creata dagli autori di cui sono proiezioni, e quella vera, fuori
dai libri, così precaria eppure così attraente, come il canto delle
sirene. E dal desiderio di fondere sogno e realtà, l’autore dà vita alla
soaltà.
Le pagine scorrono senza farci caso; i dubbi si intrecciano alle speranze; il richiamo alla vita innesca azioni intrepide. H-ombre-s è una summa, un’enciclopedia, una sfida per un critico a cui, tuttavia, Peralta va incontro con apposite note.
Questo romanzo ti cattura, ti
incuriosisce, ti appassiona, ti stuzzica, ma soprattutto ti suggestiona
con l’evocazione di luoghi tra l’antico e il magico (il castello, la
torre, il salone degli specchi) e immagini sacre (l’albero della vita,
il decimo cielo). E giunto alla fine, non hai voglia di lasciare tutti
gli amici conosciuti, ma adesso sai dove cercare ognuno di loro.
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